Un aspetto sottostimato del COVID-19: le possibili complicanze neurologiche

27-9-2021

Se in un primo tempo il COVID pediatrico destava minori preoccupazioni, a fronte di un impatto clinico più lieve, con una più bassa incidenza di complicanze e di ricoveri in terapia intensiva, l’esperienza finora maturata pone in discussione quelle che sembravano ormai conclusioni assodate. Oltre alla sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C), infatti, sono emerse anche complicanze di vario genere, tra cui in particolare quelle a carico del sistema nervoso centrale e/o periferico.

Sintomi e implicazioni  

Più a rischio di tali complicanze sono i bambini che sviluppano una forma grave o vanno incontro a MIS-C, nei quali l’incidenza è risultata del 55% rispetto al 17% emerso da metanalisi di studi su circa 3700 pazienti pediatrici, di cui l’1% ha presentato segni di grave compromissione cerebrale. Un dato positivo è che cefalea e anosmia sono state le complicanze neurologiche più comuni, ma si sono anche osservati casi con importanti risvolti clinici, quali per esempio l’encefalomielite disseminata (ADEM), associate ad alterazioni morfologiche e funzionali alle indagini diagnostiche in linea con le già note possibili implicazioni dell’infezione da Coronavirus nei bambini.

La patogenesi: i meccanismi ipotizzati

Sono stati ipotizzati diversi meccanismi per spiegare le manifestazioni neurologiche acute e post-acute del COVID-19: ipossia, ipotensione, insufficienza epatica e renale, invasione, attraverso i neuroni olfattivi, di corteccia e tronco cerebrale e gangli della base, squilibrio del sistema renina-angiotensina e stato protrombotico. La dinamica patogenetica che tuttavia sembra più rilevante è la disregolazione immunitaria indotta dal SARS-Cov2, responsabile dell’innesco di fenomeni autoimmunitari e di iperinfiammazione.

La prognosi

In generale la prognosi è buona: quasi tutti i bambini finora segnalati hanno mostrato un completo recupero, che in alcuni casi ha richiesto alcune settimane. Restano però da chiarire, anche sulla base di una casistica più ampia, se alcune complicanze, malgrado la guarigione, siano gravate da esiti nel lungo termine: per esempio una recente metanalisi ha suggerito che nel 43% dei pazienti l’ADEM può comportare una riduzione del quoziente intellettivo e la permanenza per vari mesi di una serie di ripercussioni sulle funzioni esecutive e sulle capacità mnesico-cognitive.

Il messaggio conclusivo

Allo stato attuale l’invito ai pediatri è di mantenere alto il livello di guardia in quanto non si possono escludere conseguenze del COVID anche a lungo termine. Un attento monitoraggio dello sviluppo neurocognitivo del bambino e un approfondimento di eventuali segni sospetti, anche se sfumati e apparentemente specifici, potrebbe essere la strategia per intervenire tempestivamente e definire meglio le conseguenze di un’infezione che probabilmente riserva ancora un ampio margine di aspetti da esplorare.


Bibliografia

Principi N, Esposito S. Are we sure that the neurological impact of COVID-19 in childhood has not been underestimated? Ital J Pediatr. 2021 Sep 18; 47:191. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34537061/