Un inquinamento ambientale emergente: i farmaci

Sergio Bernasconi

Microbiome Research Hub, Università degli Studi di Parma

DOI 10.36179/2611-5212-2023-16

Numerosi studi hanno documentato l’ampia diffusione ambientale dei prodotti farmaceutici (PF), intesi sia come farmaci originali sia come loro metaboliti o prodotti di trasformazione. In Europa essi provengono soprattutto dai sistemi di depurazione che, nella maggior parte dei casi, non riescono a eliminarli completamente, per cui vengono rilasciati nelle acque di effluvio. La loro presenza è stata rilevata sia nelle acque di superficie sia in quelle di profondità. Si trovano anche nei terreni, perché le acque di depurazione e i fanghi vengono spesso utilizzati per uso agricolo. L’ambiente acquatico ne viene coinvolto e tracce di PF sono rintracciabili in varie specie di animali marittimi e fluviali. Da ciò emerge sempre maggiore la preoccupazione che anche la salute umana possa essere danneggiata. In particolare, l’attenzione delle ricerche è posta sul ruolo che i PF possono svolgere nel determinare antibiotico-resistenza in vari batteri. Vi può essere inoltre un ruolo sinergico con gli interferenti endocrini dannosi per l’uomo sia per la co-presenza negli stessi ambienti, sia per la possibilità che anche farmaci di uso comune svolgano un’azione di interferenza endocrina. È pertanto necessario che venga potenziata una comune azione di contrasto a questo tipo di inquinamento, che inizi dalla formulazione di farmaci non dannosi all’ambiente e coinvolga la popolazione in generale, e i sanitari in particolare, in un’opera di educazione all’uso corretto delle terapie farmacologiche.

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