Può l’infanzia negata sfociare nel maltrattamento minorile?

Emilio Iannotta 1, Rossella Iannotta 2

1 Pediatria di Famiglia, ASL Caserta; 2 Specializzanda Pediatria, Università Cattolica Sacro Cuore di Roma

Dal mio osservatorio privilegiato di Pediatra di Famiglia con esperienza professionale ormai trentennale, voglio invitare alla riflessione su di tema che diventa sempre più attuale e impegnativo: l’infanzia negata. Assistiamo inermi e impotenti a tutta una serie di stimoli, messaggi subliminali, campagne pubblicitarie poste in essere dalle multinazionali del commercio e dai moderni mezzi di comunicazione – in particolare Internet e social – che in definitiva stanno accorciando sempre più l’età dell’infanzia, della spensieratezza, della tranquilla e progressiva maturazione in seno al calore e alla sicurezza della famiglia. E, purtroppo, le cronache giornalistiche riferiscono con allarmante frequenza di fenomeni quali la baby prostituzione o il bullismo minorile. Inoltre tutte le analisi dei mutamenti comportamentali dei giovani evidenziano un abbassamento progressivo dell’età dei primi rapporti sessuali, la tendenza alla promiscuità degli stessi e l’altissima percentuale di minori che fumano, fanno uso di alcol o di droghe leggere, spesso in gruppo e con scarsissimo grado di consapevolezza. Ancora, se diamo un’occhiata ai profili, alle foto e a quanto postato dai ragazzini, spesso ancora prepuberi, sui social percepiamo senza dubbio questa corsa a bruciare le tappe e anche la tendenza da parte di minori a rapportarsi con superficialità con adulti, talvolta sconosciuti e dalle incerte e non sempre benevoli intenzioni.

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