Medicina narrativa: tra storie, trame, punti di svolta e significati

Goffredo Parisi 1, Salvatore Vendemmia 2, Maria Vendemmia 3

1 Primario Emerito di Pediatria, Ospedale di Vasto; 2 Primario Emerito di Pediatria, Ospedale di Aversa; 3 Terapia Intensiva Neonatale, Università di Napoli Federico II.

DOI 10.36179/2611-5212-2023-10

Nel parlare comune, narrare vuol dire raccontare, esporre un fatto o una serie di fatti, reali o fantastici, seguendo un determinato ordine nella rievocazione e la ricerca delle cause”. Secondo Hayden White, 1981:…“lungi dal rappresentare un problema, la narrazione può essere la soluzione di un problema di interesse umano generale, cioè di come tradurre il sapere in dire, ovvero di trasformare l’esperienza umana in modelli di significato che siano generalmente umani più che specificamente culturali”. La narrazione cioè, lungi dall’essere un codice tra gli altri che la cultura utilizza per conferire significati all’esperienza, è un codice particolare, un “metacodice umano universale, trasversale e transculturale”, che permette di descrivere non il fatto ma l’esperienza del fatto che ne fa l’uomo, all’interno di messaggi riguardanti la natura di una realtà condivisa. Se l’atteggiamento mentale del medico è basato sulla narrazione, il colloquio si apre alla medicina narrativa.

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