La barriera mucosale, nuove acquisizioni e approcci terapeutici

Vincenzo Stanghellini*

Dipartimento di Malattie dell’apparato digerente e Medicina Interna, Policlinico S. Orsola-Malpighi, Università di Bologna

Il mondo della medicina e della pediatria in particolare sta cambiando: nuove acquisizioni stanno permettendo di comprendere più in dettaglio una serie di meccanismi fisiopatologici che aprono la porta verso nuovi orizzonti di terapia. Un esempio emblematico è la migliore comprensione del ruolo della barriera mucosa nella patologia dell’apparato digerente. Un essere umano ha uno sviluppo in lunghezza del canale alimentare di circa 6 m (Fig. 1). Questo “tubo” si “alza” in villi, microvilli e si “abbassa” in cripte fino ad arrivare a una superficie di 200 m2, quelli di un grande appartamento o di un campo da tennis. La barriera mucosa è la più grande superficie del corpo umano esposta al contatto con l’esterno e il canale alimentare, di conseguenza, rappresenta la principale sede del sistema immunitario, oltre che il più grande organo endocrino in termine di numero di ormoni prodotti e il secondo sistema nervoso dopo il sistema nervoso centrale, al pari del midollo spinale e prima del sistema nervoso autonomico. Non si tratta quindi solo di un “tubo” che deve essere semplicemente riempito e svuotato, ma di un organo fondamentale per la vita. Quanto pesi la barriera mucosa nell’omeostasi di uno stato di salute a cominciare dalla più tenera età è sempre più evidente anche dalla mole di lavori scientifici che analizzano questo aspetto. Un recente studio condotto a Bologna è al proposito emblematico. La storia inizia il 19 ottobre del 1994 a Bologna, città ben organizzata con scuole e asili che hanno una mensa centralizzata. In quella data si decide di servire vitello
tonnato, che dalla mensa centralizzata viene spedito a 36 scuole. Purtroppo la salsa tonnata era infettata dalla salmonella del tifo murino e alla stessa ora dello stesso giorno 1.770 soggetti vengono infettati dallo stesso ceppo batterico. Si tratta esattamente di 1.684 bambini tra i 3 e i 10 anni di età e 86 adulti di varie età tra i 20 e 60 anni. A distanza di 3 mesi continuava a stare male il 10% dei bambini che durante la fase acuta erano stati trattati con antibiotici e solo il 2,5% dei bambini che avevano ricevuto solo terapia reidratante. Sedici anni dopo i soggetti che avevano subito un pesante attacco alla barriera mucosa in età pediatrica e nel frattempo diventati adulti sono stati nuovamente contattati. Il dato interessante è che solo i bambini infettati e non gli adulti hanno avuto il doppio della probabilità di soffrire di disturbi intestinali una volta cresciuti e diventati adulti rispetto ai soggetti adulti che avevano avuto lo stesso tipo di infezione.

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