Editoriale del Direttore

Alessandro Ballestrazzi

Care Colleghe e cari Colleghi, questo numero è meno ‘monotematico’ del solito e come potete vedere i contenuti sono piuttosto diversificati, anche se come di consueto di elevato livello scientifico e culturale. Trovate quindi un’interessante messa a punto sul tema degli errori congeniti dell’immunità la cui riorganizzazione nosologica è in pieno sviluppo, un bellissimo articolo sugli effetti della violenza agita e assistita nei primi 1000 giorni di vita (anche questo un tema purtroppo di grande attualità), un articolo su una patologia epatica rara, la Sindrome di Alagille, ma che è necessario conoscere e che è stata al centro di una survey della FIMP di cui vengono presentati i risultati, un interessante articolo sulla cosiddetta ‘pandemia silenziosa’, cioè il drammatico dilagare delle infezioni da microrganismi antibiotico-resistenti (FIMP è presente al tavolo ministeriale dedicato), e altro ancora.

Tuttavia, voglio dedicare questo editoriale a un tema di attualità che ci riguarda tutti, come professionisti che hanno a cuore la salute e la vita dei bambini, ma anche come donne e come uomini. Quello che sta avvenendo non lontano dal nostro Paese, nella striscia di Gaza, ma non solo, non è accettabile. Non voglio entrare nel merito delle cause storiche, vicine e lontane, che hanno determinato la situazione attuale, ma quello che deve essere chiaro è che non è concepibile che il ‘nemico’ che viene colpito con ogni mezzo, terrestre e aereo, sia la popolazione civile. 

Dopo mesi e mesi di guerra, la gente di Gaza vive oramai in condizioni di pura e semplice sussistenza fin negli aspetti più basilari della vita quotidiana, mancanza di cibo e di acqua, mancanza di cure mediche, la paura costante della violenza, senza di fatto avere alcuna via d’uscita praticabile. Siamo tutti rimasti scossi dalla tragica morte durante un attacco aereo di nove dei dieci figli di una collega pediatra palestinese. Questa tragedia rispecchia quella più grande di tutti i bambini che vivono nella striscia, costretti a vivere in condizioni disumane. 

Ma parlare solo di Gaza sarebbe riduttivo. L’infanzia è esposta in tutti i teatri di guerra ad abusi e violenza di ogni tipo e non possiamo tralasciare la tragedia ucraina e tutti i focolai di violenza che si moltiplicano nel mondo in quella che giustamente Papa Francesco ha definito ‘Terza guerra mondiale a pezzi’. E ai fatti che riempiono notiziari e prime pagine, occorre aggiungere le tragedie dimenticate, in paesi che spesso ignoriamo. Mi riferisco, per esempio, alla guerra devastante che sta insanguinando vari paesi dell’Africa centrale.

Come pediatri non possiamo rimanere insensibili di fronte a queste tragedie e dobbiamo fare sentire la nostra voce con energia e a tutti i livelli per cercare di influire su quanto sta avvenendo. Purtroppo, ogni guerra porta con sé elementi di novità e quanto sta avvenendo a Gaza e altrove dimostra una cosa che già si era resa evidente all’epoca delle guerre jugoslave degli anni ‘90, cioè – mi si passi il brutto termine – lo ‘sdoganamento’ della popolazione civile come bersaglio legittimo di operazioni militari, in barba al diritto e alle convenzioni internazionali. 

Cosa sarà dei bambini sopravvissuti? Come pediatri sappiamo benissimo che la grande maggioranza di quei bambini soffrirà per tutta la vita delle conseguenze di quanto hanno patito e di quanto hanno dovuto testimoniare. Per questo dobbiamo far sentire a tutti i livelli la nostra voce, perché ne va della vita di domani, di tutti e per tutti. 

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